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Il 6 novembre 2013, La Voce del Popolo, quotidiano in lingua italiana edito a Fiume dall’EDIT, pubblicava un’intervista di Rossana Turcinovich a Simone Cristicchi, in cui il noto cantautore dichiarava di aver ricevuto in regalo dall’IRCI una sedia tratta dalle masserizie del Porto Vecchio di Trieste, nonché come fosse sua intenzione avere con sé la sedia per tutta la durata dello spettacolo “Magazzino 18”.

Analoga esternazione da parte dell’autore di Magazzino 18 appariva anche su un’edizione dell’Avvenire, consultabile anche online http://www.avvenire.it/…/Pa…/intervista-a-cristicci.aspx

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Esternata il 17 novembre la mia perplessità suol mio profilo Twitter – ovvero, mi chiedevo, può l’I.R.C.I. (Istituto Regionale per la Cultura Istrianoi-fiumano-dalmata di Trieste, www.irci.it) regalare le masserizie che compongono, in fin dei conti, una delle principali collezioni museali conservate dall’Istituto, al Cristicchi di turno? – ho avuto la sorpresa di numerosi “retweet” e, non da ultimo, di uno scambio in risposta diretta da parte del cantautore, che si è affrettato a smentire l’intervista, rassicurandomi che la sedia è stata solamente “prestata” quale portafortuna e che verrà restituita a fine tour.

Cristicchi

L’affrettatissima risposta di Simone Cristicchi, tesa a riparare il riparabile, smentendo se stesso, in sostanza non cambia molto della faccenda: non mi pare infatti che la direzione del museo del campo di sterminio di Auschwitz abbia mai regalato né prestato le valigie degli ebrei sterminati, tanto per fare un esempio, al pur ottimo Roberto Benigni in ringraziamento per il film ‘La vita è bella‘ o a Steven Spielberg per il riuscitissimo ‘Schindler’s List‘ !

Le Masserizie conservate al Magazzino 18 del Punto Franco Vecchio del Proto di Trieste, ed in parte esposte anche al Museo C.R.P. di Padriciano (www.padriciano.it), non rappresentano solamente la ben nota istantanea etnografica relativa alla popolazione italiana dell’Istria tra gli anni ’40 e ’50 in una sorta di “Pompei istriana del Novecento”, ed esse non solamente sono divenute di proprietà dell’Istituto con provvedimento della Prefettura di Trieste – che precedentemente le deteneva in consegna – con valore retroattivo alla metà degli anni ’80 – precludendo peraltro a chi ha riconosciuto nelle occasioni espositive materiali già appartenuti ai propri familiari di rientrarne legalmente in possesso – per essere utilizzate a fini museali, ma esse sono il simbolo tangibile e concreto di tutte le sofferenze derivanti dallo sradicamento patito dagli esuli istriani, fiumani e dalmati al termine del secondo conflitto mondiale e sono per essi, pertanto, sacre.

Di certo non meritano di finire, in prestito o in regalo che si voglia, nelle mani del Cristicchi di turno.

E’ davvero un vero peccato che non si possa purtroppo conoscere l’opinione, in merito, di Ferdinando Biasiol, proprietario originario di quella sedia che porta ancor’oggi il suo nome, vergato sull’etichetta del “servizio esodo”.

twitter-icon@EnricoNeami