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Non tutto ma di tutto

Ronin Club

Gli incontri periodici tra cinture nere dell’Aikido Tradizionale della Scuola di Iwama nel Friuli Venezia Giulia

Su suggerimento diretto del compianto Maestro Alessandro Tittarelli (1957-2018), allora direttore tecnico dell’Iwama Shin Shin Aiki Shurenkai Italia, e per iniziativa di Enrico NeamiErmanno Passalenti e Mauro Tomè, ebbe luogo il 10 dicembre 2016 al Palamicheletto di Sacile il primo incontro tra yudansha (i detentori di un grado da shodan – o cintura nera – in su) della Regione Friuli Venezia Giulia, che registrò la partecipazione, oltre che dei promotori, anche di Mattia Carniel.

Palamicheletto, Dojo Sacile, 10 dicembre 2016. I partecipanti al I keiko yudansha Friuli Venezia Giulia: (da sx) Mattia Carniel, Mauro Tomè, Ermanno Passalenti, Enrico Neami

Da quella storica prima riunione del Ronin Club – così si era voluto scherzosamente definire il gruppo di praticanti che si ritrovavano nello spirito dell’iniziativa, simile in tutto e per tutto ad omologhe realtà già da tempo operanti e collaudate, ad esempio, in Emilia Romagna – sono stati fatti numerosi passi avanti e la partecipazione ai keiko (che attualmente riescono a rispettare un calendario approssimativamente bimensile) si è variegata ed allargata, coinvolgendo, sia a livello logistico/organizzativo sia per quanto inerente la provenienza dei presenti sul tatami, i praticanti di tutte le realtà regionali affiliate ISSASK.

Gli incontri sono infatti stati ospitati, dopo l’iniziale keiko al Dojo Sacile(dojo-cho Mauro Tomè), dal Mushin no Shin Dojo Bertiolo (dojo-choErmanno Passalenti), dall’Aiki Shuren Dojo Trieste (dojo-cho Enrico Neami) e dall’Unione Ginnastica Goriziana (dojo-cho Alessandro Ortalli), mentre la partecipazione si è estesa agli yudansha (e ad alcuni shoshinsha detentori del grado ikkyu) provenienti dai citati dojo ed anche da Yudansha Kyokai Iwama Aikido Trieste (dojo-cho Michele Marolla).

Nello spirito dell’iniziativa, i keiko vengono strutturati non come una ordinaria seduta d’allenamento – occasione nella quale generalmente il dojo-cho “insegna” e “corregge” i propri allievi – bensì partendo dal presupposto dell’eguaglianza tra i partecipanti e, pertanto, nessuno assumendo il ruolo di docente ma, stanti libere le proposte di pratica o le richieste di approfondimento tecnico da parte degli intervenuti, ognuno si confronta costruttivamente con tutti gli altri al fine di ottimizzare e condividere abilità, dettagli, idee ed esperienze.

Il progetto Ronin Club esce infatti dallo schema ordinario dei keiko o dei koshukai diretti dai singoli insegnanti del territorio ma, al contrario, rappresenta un’occasione di incontro aperta indistintamente a tutti i praticanti della regione – a prescindere dai loro gradi dan o dai loro ruoli istituzionali – che viene di volta in volta divulgata attraverso i canali social degli aderenti e dei loro dojo, o grazie al passaparola di cui si fanno carico i singoli partecipanti, nella quale tutti i presenti sono liberi di proporre e discutere di argomenti tecnici legati all’Aikido Tradizionale di Iwama in uno spirito di confronto, collaborazione e reciproco aiuto basato sui principi universali della mente aperta e del cuore sincero.

Tutto ciò, oltre a consolidare la reciproca conoscenza trasversale tra praticanti della medesima Scuola nella regione, consente un migliore progresso tecnico favorendo di fatto la pratica tra gli yudansha che nella realtà quotidiana ed ordinaria nei rispettivi dojo possono dover limitare l’intensità dello studio, essendo spesso impegnati ad accompagnare gli shoshinsha nel loro percorso di apprendimento. In occasione dei Ronin Club Keiko, tutti i praticanti presenti dovrebbero detenere gradi ed esperienza che consentano loro quantomeno di cadere ed assorbire le tecniche in ogni situazione e ciò consente di elevare ritmo ed intensità, appunto, nello studio e nelle esecuzioni delle tecniche sia taijutsu che bukiwaza.