L’Aikido Tradizionale di Iwama è conosciuto nel panorama aikidoistico mondiale come l’Aikido degli attacchi solidi e vigorosi, delle tecniche eseguite dopo il consolidamento di una presa – o più in generale dopo il completamento di una forma d’attacco – salda, ben consolidata e potente, quasi in contrapposizione a ciò che avviene in altri stili ove, a volte, si applica largamente il ki no nagare in una forma fluida e, soprattutto, si gioca sull’anticipo e sull’evasione preventiva dagli attacchi.

Saito Morihiro Shihan – ninindori kokyunage

Saito Morihiro Shihan (1928-2002), Iwama-ryu Nidai Soke, era universalmente noto – fra le altre molte virtù marziali e umane – per le esecuzioni tecniche efficaci, radicate e potenti.

Moltissimi insegnanti Iwama-ryu chiedono ai loro partner, di essere attaccati ed afferrati con forza e, prima di eseguire la tecnica, mostrano come un movimento basato esclusivamente sulla capacità forza muscolare sarebbe totalmente inefficace.

Esemplificativo di tutto questo è quanto scritto da Tim Haffner: “In the approach characteristic of Iwama-ryu Aikido, opponents are allowed to take a strong hold so as to create the most unfavorable conditions to be overcome [in Iwama-ryu Aikido: irimi-nage – The Eye of the Hurricane, su budojapan.com] – Nell’approccio caratteristico dell’Iwama Ryu Aikido, agli avversari viene consentito di afferrare in modo potente in modo da creare le condizioni più difficili da superare [traduzione dell’autore]”.

È però altrettanto famosa la scritta vergata a mano in giapponese ed in inglese da Saito Sensei e che era ben visibile sulle pareti del dojo del Fondatore in Iwama – l’attuale Ibaraki Dojo – durante l’intero periodo durante il quale Saito Morihiro ne fu dojo-cho, (e Custode dell’Aiki Jinja) tra il 1969 e la sua scomparsa nel 2002: Attenzione! L’uso della forza per impedire al proprio partner di portare a termine le tecniche è proibito.

Iwama, 2002. Foto di Stefano Favero

Ci troviamo quindi di fronte ad un fraintendimento o ad un’incongruenza? 

La risposta è semplice (no, non è un’incongruenza o un fraintendimento) ma l’argomentazione su cui poggia è articolata e sottile e necessiterebbe di molteplici approfondimenti.

Per sintetizzare e condensare ritengo vadano presi in considerazione almeno tre aspetti essenziali del keiko (la seduta di pratica o allenamento) dell’Iwama-ryu, l’Aikido Tradizionale di Iwama.

Il kata-geiko

Lo studio delle tecniche di Aikido (con particolare riferimento a quelle a mani nude o taijutsu) – indifferentemente dallo stile o dalla scuola – è uno lavoro che si affronta a coppie: colui che studia la tecnica (detto tori) e il partner che lo attacca (uke o aite). Il kata-geiko (ovvero la pratica, keiko, di una forma, kata), al contrario di altre forme d’allenamento, è la base di moltissime koryu (scuole antiche) ed, anche, dell’Iwama-ryu Aikido. Esso consiste nella ripetizione del gesto tecnico assieme al partner al fine di perfezionarne l’esecuzione ed apprenderne i principi fondanti; la caratteristica precipua di questa forma d’allenamento e la cooperazione tra i due praticanti [si legga l’interessante articolo in lingua inglese di Guillaume Erard, Katageiko: a necessary cooperation between Uke and Toriguillaumeerard.com] e, inoltre, la necessità che uke si limiti alle azioni previste dallo studio di quella particolare tecnica, in rapporto al contesto dinamico della tecnica stessa. In breve: se è previsto che uke afferri un polso ma non tiri, spinga e non effettui nessun altro movimento, egli deve limitarsi a ciò e non modificare la propria intenzione/forza nel corso del tempo d’esecuzione (se non previsto dallo studio della tecnica stessa).

Il ruolo ed il compito di uke

Nel metodo pedagogico dell’Aikido di Iwama, uke non è un avversario da abbattere ma un partner con cui studiare. Il ruolo di uke è delicato, sottile e fondamentale: deve lavorare assieme a tori per aiutarlo a crescere progressivamente nella propria esecuzione tecnica e a maturare. Inizialmente, nella forma kihon (o di base), uke deve limitarsi rigorosamente a quanto previsto dal kata-geiko e deve dosare la forza in relazione alla capicatà di tori di eseguire fattivamente la tecnica. Kihon (studio di base), jyutai (studio morbido e flessibile), kinonagare (studio del flusso del ki), renzoku (ripetizioni), henka (variazioni) e kaeshi waza (controtecniche) fanno tutti parte dello Tsuyoi Aikido, o Aikido solido. A questa fase di studio seguono due livelli superiori, Makenai Aikido (l’Aikido “che non perde mai”, con gli oyo waza – applicazioni – e il Jissen – applicazioni da combattimento -) e l’Enbu no Aikido, o Aikido da dimostrazione. [Per approfondimenti su questi livelli di pratica si legga nuovamente Tim Haffner in 3 kinds of Aikidoiwamashinshinaikido.com]. In ciascuno di questi contesti uke deve attenersi a delle “regole di ingaggio” specifiche che ne limitano i movimenti, la velocità e l’uso della forza in ragione della specificità di quanto studiato in quel dato contesto. Esiste, beninteso, anche l’ambito del Gambarai-geiko, in cui i due praticanti studiano tentando di impedire ciascuno le tecniche dell’altro. Tale livello di studio, però, richiede un’elevata qualità tecnica ed un livello alto di maestria da parte di entrambi i praticanti per evitare lesioni e situazioni dolorose e spiacevoli.

Forza e sincerità

Vi è una differenza sostanziale tra “afferrare con forza” ed “attaccare con sincerità”. Il concetto è talmente potente e rilevante che il termine Shuren (sincerità, appunto) è stato inglobato nel nome dell’organizzazione internazionale dell’Aikido Tradizionale di Iwama guidata da Saito Hitohira Jukucho: Iwama Shin Shin Aiki Shuren Kai. Il concetto porta con sé implicazioni importanti: quelle legate alla politura dello spirito del praticante grazie all’applicazione rigorosa dell’allenamento tecnico. Il Fondatore stesso aveva denominato il proprio dojo in Iwama “Aiki Shuren Dojo”. [Si veda, ad esempio: aiki-shuren-dojo.com]. Applicare con rigore una presa non significa applicare una forza eccessiva o soverchiante ma, al contrario, significa infondere nella propria tecnica d’attacco un sentimento reale e definitivo che, nel caso dell’atto dell’afferrare, non porterà a lasciare la presa in anticipo o a “regalare la tecnica” al partner. L’applicazione di mera forza, invece, comporta sempre un irrigidimento muscolare che può essere efficace con chi fisicamente non può competere con la nostra stazza fisica ma, invece, si dimostra controproducente quanto inefficace qualora applicato a chi, fisicamente e tecnicamente, è in grado di portare a termine il gesto studiato.

Ecco, quindi, che sulla base di questi tre spunti essenziali – kata-geiko, ruolo di uke e differenza tra forza e sincerità – si riesce a contestualizzare e risolvere il mistero dell’apparente incongruenza tra l’aspetto vigoroso e marziale dell’Aikido di Iwama e il noto avviso circa la proibizione di usare la forza per impedire i movimenti al partner.

Saito Hitohira Jukucho scrive nel primo volume dei suoi libri Aikido Basic Tecnicques – Vol 1 come  nell’Iwama Shinshin Aikido vi siano tre livelli di pratica: quello dei principianti, dove l’attaccante afferra completamente, il che consente di studiare correttamente gli angoli e di sviluppare la capacità di awase; quello delle cinture nere in cui ci si muove un istante prima che l’attaccante infonda la propria forza finale al proprio attacco e lo si porta in una situazione adeguata ad applicare la tecnica; infine quello dei gradi superiori, noto come Hasshi kizashi, in cui lo studente riesce a leggere le intenzioni dell’attacante ed a guidarlo nella forma d’attacco più confacente alla propria capacità di risposta tecnica.

In ogni caso Sensei conclude scrivendo:

When training in Iwama Shinshin Aikido we should always consider intensity, compassion for others and enjoyment. Therefore, when you practice you should always consider the ability and power of your partner to avoid any injury. We believe that most of the problems and issues arising from daily practice can be solved by keeping this in mind.

Ovvero : Nell’Iwama Shinshin Aikido si deve sempre considerare l’intensità, la compassione per il prossimo e la gioia nella pratica. Quindi, quando si pratica, bisogna sempre tener presente l’abilità e la forza del partner, per evitare di farsi male in qualsiasi modo. Crediamo che la maggior parte delle questioni e dei problemi che potrebbero sorgere nella pratica quotidiana possano essere risolti in questa maniera. [traduzione dell’autore]

@EnricoNeami