MUST READ: Dōjō e Reigi, Riccardo Canavacci, Edizioni Nisroch, ISBN 9788831381161, 178 pagine.
L’intento dell’autore è stato quello di pubblicare una sorta di manuale sintetico sul Dōjō tradizionale – fondamentalmente di Aikidō – e sulle regole e procedure che ne scandiscono l’utilizzo da parte dei praticanti.
Finalità già di per sè ben encomiabile ed assai utile a principianti ed esperti occidentali – che spesso poco o male sanno in questo ambito, sviati da preconcetti e visioni stereotipiche sul Giappone estremamente europocentriche sia per credenze etico-filosofiche che per assiomi di vita pratica -, essa viene ampiamente superata ed impreziosita dai contenuti del volume che si rivela un degno compendio sotteso a condensare la traccia della ricerca filosofica e spirituale cui ogni praticante dell’Aikidō Tradizionale dovrebbe tendere.
Il m° Riccardo Canavacci, insegnante di Aikidō e Battodō al Sei Shin Kan dojo di Ostia (Rm), è un allievo di Paolo Nicola Corallini Shihan, i cui insegnamenti sul livello ura della pratica aikidoistica – ovvero la ricerca sul piano ermetico-esoterico che dovrebbe condurre il praticante/iniziato ad un proprio personale e continuo percorso evolutivo non solo e non esclusivamente a livello tecnico – traspaiono con vivida vitalità dalle pagine di quest’ottimo scritto.
Riccardo Canavacci ritratto assieme a Paolo N. Corallini Shihan
Canavacci suddivide l’opera in due parti: Il Dōjō e Reigi. Nella prima vengono analizzate definizione, struttura ed orientamento del dōjō quale luogo sacro alla pratica; i gradi e le gerarchie delle discipline marziali tradizionali giapponesi (con un utile glossario dedicato alla variegata terminologia fondamentale di gradi e titoli sia afferenti ai Koryū – gli stili/scuole antiche – che a quelli relativi al Gendai Budō – le arti marziali contemporanee -); l’abbigliamento da allenamento, con particolare riferimento ed attenzione agli hakama, i caratteristici ed ampi pantaloni tradizionali; le armi utilizzate nella pratica dell’Aikidō (notevole il richiamo alle “armi dimenticate”, quali il jūken – la baionetta innestata sul fucile -, il nuboko – una sorta di picca o alabarda cerimoniale, da non confondersi con lo yari, come spesso impropriamente accade – e il tessen – il ventaglio -.
Il Fondatore mentre impugna un nuboko, mentre utilizza un tessen, mentre effettua jukendori
O Sensei dimostra alcune tecniche juken nel 1935
Nella seconda, invece, viene analizzata l’origine e l’essenza del Reigi; i modi adeguati di accedere al dōjō; il rei o saluto nelle varie situazioni e circostanze; l’etichetta e l’ortoprassi nel maneggio delle armi tradizionali all’interno del dōjō o, comunque, durante la pratica; le formule codificate di cortesia nei saluti, nei ringraziamenti o nelle scuse.
L’opera si chiude con la versione attualizzata in 30 precetti fondamentali del fondamentale decalogo “principali regole di un Dōjō” e con un glossario generale di termini giapponesi di riferimento traslitterati in caratteri romaji.
La sintetica completezza del lavoro di Canavacci, la piacevoleza nella lettura del suo fraseggiare asciutto e preciso, il continuo sottendere a livelli interpretativi più elevati rispetto alla mera materialità di quanto esposto, e l’indubbia utilità insita nella conoscenza di regole, usi e modi legati alla pratica tradizionale, fanno di questo libro un manuale di riferimento che non dovrebbe mancare, assieme a pochi altri, nella biblioteca personale di ogni praticante che voglia incamminarsi davvero sulla Via.
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