L’articolo originale Sensei’s words : remembering Morihiro Saito Sensei nella versione in lingua inglese di Miki Nakajima è liberamente consultabile sul sito ufficiale dell’Iwama Shin Shin Aiki Shurenkai; quella che segue ne è una versione in lingua italiana a cura di Enrico Neami.


5 dicembre 2020.

Da quanto mi è dato sapere, il termine Stile di Iwama / Iwama Style non esisteva mentre il Kaiso, il Fondatore Morihei Ueshiba, era in vita.

Perché allora oggi questa denominazione è diffusa tra i praticanti di Aikido in tutto il mondo? Non vi è alcun dubbio, naturalmente, che l’espressione sia iniziata a circolare tra i molti uchideshi che hanno soggiornato a Iwama. Si trattava di persone che avevano fatto l’esperienza dei keiko a Iwama, la cui atmosfera è qualcosa di completamente differente da qualsiasi cosa avessero potuto sperimentare in precedenza.

Mentre il Kaiso era in vita, i giapponesi vivevano un periodo turbolento che li portava attraverso periodi di conflitto e guerra. Poco dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, mio padre Morihiro divenne allievo di O Sensei e si allenava con (Koichi) Tohei Sensei, che era tornato dalla guerra e si era trasferito a Iwama dalla sua casa nella prefettura di Kochigi.

All’epoca Iwama era semisconosciuta e non vi erano uchideshi d’oltremare. Fu mio padre ad accettare, pian piano, gli uchideshi e ad iniziare a girare per insegnare nei seminari.

Per quanto riguarda gli altri allievi del Fondatore, essi nel dopoguerra pativano la fame: persino quando venivano chiamati da O Sensei erano costretti a dare la precedenza al lavoro nei campi per evitare di morire di stenti e, man mano, prendevano sempre meno parte alle sedute di pratica.

Mio padre e mia madre assistevano e servivano il Fondatore e sua moglie sino a perdere i sensi dalla stanchezza. In quel periodo molte persone si presentavano a Iwama per offrire loro aiuto, ma nessuno di loro riusciva a reggere periodi anche brevi, nemmeno uno o due giorni: questo dimostra quanto non fosse affatto facile lavorare sotto il Fondatore.

Mio padre era fortunato a potersi allenare da solo con il Fondatore. Doveva essere così contento di poter praticare il bukiwaza da solo con il Fondatore negli intervalli di tempo libero dal lavoro dei campi da percepire che la stanchezza del lavoro gli veniva tolta di dosso.

Quando il Kaiso visitò un dojo di Judo a Nagoya, disse all’istruttore: “dovresti venire a Iwama, dopo la mia morte”. Dopo la scomparsa del Fondatore, quel maestro invitò mio padre a insegnare nel suo dojo. Al party dopo il keiko, quell’insegnante disse: “Oggi ho compreso le parole che il Fondatore mi disse quando era in vita”. Mio padre non sapeva cosa si fossero detti, finché non ne era stato informato proprio da quell’istruttore di Judo, e le lacrime scesero copiosamente dai suoi occhi. Mio padre mi ha ripetuto spesso questa storia.

Sono molto orgoglioso di mio padre, che ha servito il Fondatore continuativamente per 24 anni sin da quando ne aveva 19, e mia madre lo stesso. Voglio incontrarli con un sorriso nell’aldilà, poiché hanno dedicato tutta la loro vita al Kaiso, a proteggere il suo spirito e la sua tecnica, l’Aiki Jinja e l’Ibaraki Dojo. Non sarò in grado di mostrare la faccia al Fondatore o ai miei parenti finché non avrò lasciato qualcosa per ricordare e onorare la vita ed il lavoro del mio grande padre, Morihiro Shihan. Il senso di realizzare il monumento sarà realizzato solamente a metà se lo farò io da solo. Ecco perché vorrei prestare questo tributo a mio padre pubblicamente assieme a tutti coloro che lo vogliano onorare. Vi terremo informati sui dettagli nonappena decisi e vi comunicheremo i costi di produzione il prossimo anno. Chiediamo la vostra cortese collaborazione.

Saito Hitohira, capo dell’Iwama Shin Shin Aiki Shurenkai.