Matteo Rampin: veneziano classe 1966, ex medico militare, psichiatra, psicoterapeuta, esperto di ipnosi ed appassionato di illusionismo e prestidigitazione, scrittore e consulente. Dalla sua penna poliedrica esce per i tipi di HarperCollins un romanzo (il suo primo) ucronicamente plausibile, avventurosamente appassionante, fantasticamente rocambolesco.
L’ultimo inganno di Hitler, di Matteo Rampin, HarperCollins Italia, Milano, 2020, ISBN 978-88-6905-704-5
Il presupposto che soggiace alla trama è semplice: alla fine di aprile 1945, i russi conquistano metro a metro le strade di Berlino, capitale del Reich millenario. Giunti al bunker della Cancelleria, ultima ridotta del Führer e dei suoi fedelissimi, riescono a catturare Adolf Hitler ancora vivo. Le scomode verità note al solo Cancelliere tedesco – suffragate dagli archivi riservati da lui nascosti in terre lontane – ed ai capi di governo alleati possono minare l’equilibrio geopolitico internazionale e destabilizzare la fragile alleanza russo-anglo-americana, rischiando di alterare per sempre assi e polarità del mondo contemporaneo.
In questo scenario alternativo ma molto verosimile ed assai ben congegnato da Rampin – se non si fosse lontani dalle Teorie del Complotto si potrebbe quasi ritenere che le cose potrebbero realmente essere andate in maniera simile a quanto descritto nel libro – si muovono i personaggi inventati del maggiore Douglas Kelly, ufficiale medico dello U.S. Army, psichiatra ed esperto di illusionismo, Ivan Čurakov, fuciliere dello Šmers sovietico (branca del NKVD incaricata del controspionaggio militare nel triennio 1943-1946) e il capitano Diana Serghejevna Fedrova dello spionaggio russo, Sezione Speciale per le Operazioni Psicologiche. A loro si affiancano figure realmente esistite come Stewart Menzies, Winston Churchill, Franklin Delano Roosvelt, Georgij Kostantinovič Žukov, Lavrentij Pavlovič Berjia, Iosif Vissarionovič Džugašvili “Stalin”, Papa Pacelli, Giovanni Battista Montini, Joseph Goebbels, Heinrich Himmler e, naturalmente, Adolf Hitler, per citarne alcuni.
La storia si dipana tra Berlino e Norimberga, Trieste e Venezia: proprio nel capoluogo giuliano e, poi, nella Serenissima perla dell’Adriatico essa giunge alla pirotecnica conclusione, legando in un intreccio degno delle migliori spy stories e della più fervida e visionaria storia alternativa le sorti del dittatore tedesco agli equilibri geopolitici mondiali, gli interessi del Vaticano alla deflagrazione nucleare di Hiroshima, il Sovrano Ordine Militare di Malta alla neutrale Svizzera. Il tutto condito da eleganti cenni ai misteriosi sicari dell’Ordine Nero, alla secolare tradizione orientaleggiante dell’isola di San Lazzaro de i Armeni, alle fascinose teorie e pratiche della narcoipnosi e, persino, dalla provvidenziale comparsata di un siluro a lenta corsa che, emergendo in scena, risolve in stile James Bond uno dei molteplici impasse in cui incappano i protagonisti.
Questo romanzo dinamico ed intrigante, curioso ed originale, è un vero must per tutti gli appassionati della storia alternativa e per tutti i lettori triestini, da sempre segnati in qualche modo dai marchi profondi che il secondo conflitto mondiale ha impresso indelebilmente nelle carni del martoriato confine orientale e del capoluogo giuliano.
Un unico personaggio mancante avrebbe potuto rendere perfetto il plot ideato dal dottor Rampin, giocando magari il ruolo della controparte dell’enigmatico e militaresco don Nicola Storzi: il nostro amato professor Diego de Henriquez. Ma, forse, la sua presenza avrebbe stonato, essendo indubbio come la sua figura storica fosse stata più enigmatica e complessa di qualunque dei personaggi partoriti dalla fervida ed abile immaginazione dell’autore di questo interessante romanzo.