Sabato 9 e domenica 10 marzo 2019 ha avuto luogo a Modena, presso la duttile struttura della polisportiva “Alfeo Corassori”, un koshukai (seminario) internazionale di Aikido Tradizionale della Scuola di IwamaDento Iwama Ryu Aikido diretto da Saito Morihiro Nidaime, Waka Sensei, figlio del caposcuola dell’Iwama Shin Shin Aiki Shurenkai Saito Hitohira Juku-cho ed erede designato alla guida della scuola stessa.

In questa sua seconda visita assoluta in Italia, Waka Sensei era stato inizialmente invitato dal compianto Alessandro Tittarelli Shihan (8° dan ISSASK), già direttore tecnico dell’Iwama Shin Shin Aikishurenkai Italia; a seguito della sua prematura scomparsa nel settembre 2018, il gruppo Dento Iwama Ryu Italia, ora diretto dal m° Alberto Boglio Shihan (6° dan ISSASK), aveva deciso di portare avanti l’organizzazione del seminario, mantenendo aperto l’invito a Waka Sensei, anche per onorare la memoria dello stesso Maestro Tittarelli. Grazie all’esemplare organizzazione logistica offerta dall’Aikido no Musubi Modena del m° Roberto Santoro (4° dan ISSASK) ed alla consulenza e del supporto costante, oltre che alla presenza fisica nelle fasi finali dell’organizzazione, del m° Stefano Di Carlo (5° dan ISSASK) del Takemusu Aikido Torino, complice un fine settimana di tempo splendido per gli inizi del mese di marzo a queste latitudini, il seminario si è potuto svolgere al meglio, consentendo a Waka Sensei di poter esprimere, come sempre, ai massimi livelli le sue doti di praticante e di insegnante, ed agli oltre cento partecipanti di poter praticare con sincerità e serenità nonostante l’elevato numero di presenze.

Erano presenti numerosi senpai italiani ed europei della scuola, tra i quali, oltre ai già citati, vanno ricordati Volker Hochwald del Takemusu Aikido Korntal (Stoccarda), Danilo Di Teodoro, Thomas Podzelny del Ki-Shin-Tai Dojo di Erlangen, Sergio Ravazzoni, Mirca Mazzavillani, Elmar Sterzl dell’Aikido Buchloe (Monaco di Baviera), Miki Nakajima di Kyoto (che si è anche gentilmente prestata alle traduzioni giapponese-inglese, mentre Stefano Di Carlo ha provveduto a quelle giapponese o inglese-italiano) e Victor Detrez del Tenchi Dojo Parigi, recentemente rientrato in Europa dopo un soggiorno annuale a Iwama come uchi-deshi.

Gli aikidoka che hanno preso parte alla due giorni di lezioni provenivano da ogni parte d’Italia, dal Piemonte alla Sicilia, dalla Lombardia al Friuli Venezia Giulia, dall’Umbria all’Emilia Romagna, dalle Marche al Lazio; oltre alla relativa maggioranza di italiani, era presente anche un folto gruppo di praticanti francesi e di budoka della Germania.

I keiko – sedute di pratica – hanno avuto luogo all’aperto quando dedicati al bukiwaza (pratica con le armi), nel sabato mattina e nella successiva mattinata della domenica: l’ampio campo in erba adiacente all’edificio principale della struttura ha garantito spazi e distanze comodi ed appropriati onde consentire i movimenti ampi di oltre cinquanta coppie di praticanti. Il keiko del sabato pomeriggio, dedicato al taijutsu (pratica a mani nude) si è invece svolto nel dojo principale ma è stato necessario organizzarsi in gruppi da tre praticanti per poter eseguire alternativamente le tecniche in sicurezza e comodità.

All’inizio di ciascun keiko, rispettando l’etichetta tradizionale propria del Dento Iwama Ryu, nel corso del saluto al kamiza appositamente allestito per l’occasione, Morihiro Nidaime ha intonato un Norito (una sorta di preghiera shintoista, invocazione dei kami e degli antenati vocalizzata in modo simile alle lamentazioni o alle salmodie occidentali), probabilmente anche per rimarcare il legame imprescindibile che lega, nell’Aikido Tradizionale di O Sensei, il progresso tecnico-motorio del praticante al cammino personale di elevamento e di approfondimento spirituale. Questo profondo legame tra spiritualità Shinto e l’Aikido di O Sensei era già stato approfondito da Saito Hitohira Kai-cho nella sua intervista di Chartres de Bretagne nel novembre 2012 [vedi].

Per quanto inerente l’Aikiken (tecniche di spada dell’Aikido), il programma svolto ha riguardato l’imprescindibile pratica dei ken suburi (movimenti di base in solitaria) e shiho-giri (il taglio nelle quattro direzioni) nella forma del primo suburi, quindi l’altrettanto imprescindibile go no awase (armonizzazione del quinto suburi) – il go no awase è uno dei cardini della pratica con il ken (la spada) dell’Aikido e, grazie al concetto di Riai, lo è per l’intero corpus delle tecniche di O Sensei – e, poi, lo studio dei kumitachi (forme di combattimento codificato a coppie) primo (ichi no tachi) e secondo (ni no tachi). Per l’Aikijo (tecniche di bastone dell’Aikido) sono stati studiati i venti suburi e, quindi, le armonizzazioni del kata dei 13 movimenti e, ancora, i kumijo (forme di combattimento codificato a coppie) dal primo (ichi no kumijo) alla seconda forma del quarto (yon no ni). Per il taijutsu (tecniche a mani nude) sono stati proposti katatedori tai no henko nelle forme kihon (di base) e ki no nagare (flusso del ki), morotedori kokyu-ho e, quindi, yokomenuchi ikkyo e nikyo (primo e secondo principio) sia omote che ura, yokomenuchi iriminage e kubinage (fendente laterale, proiezione entrando o proiezione sul collo) con alcune variazioni, ryotedori kokyunage (proiezione respiratoria su presa con due mani) in molteplici forme, hanmihandachi waza (tecniche in cui l’aggredito è inginocchiato mentre l’aggressore è in piedi) shihonage (proeizione nelle quattro direzioni) da differenti attacchi e ushiro ryotedori kokyunage (proiezione respiratoria da una presa da dietro alle due mani) in svariate forme, per concludere con suwariwaza ryotedori kokyu-ho (esercizio respiratorio in ginocchio da una presa a due mani).

Il leitmotiv degli insegnamenti di Waka Sensei è stato un continuo rimarcare l’importanza fondamentale dello studio approfondito e sincero delle forme base di ogni tecnica, dalle quali è impensabile elevarsi senza averle sgrezzate da incertezze ed errori, meno che mai operando con fretta ed approssimazione. Il Maestro, pur avendo sottolineato come ogni praticante debba essere in grado di osservare e di replicare quanto mostrato dall’insegnate nel breve tempo della spiegazione, si è riservato di osservare – e correggere prontamente – ciascuna delle coppie o dei gruppi di praticanti, prima di passare a successive spiegazioni di approfondimento o a ulteriori fasi di studio. Inoltre è stato più volte ripetuto come il concetto di Kokoro (nella sua accezione di sentimento o intenzione) sia l’essenza della pratica di tecniche solide e decise, caratteristiche tutte che contraddistinguono il Budo rispetto agli sport da combattimento.

Molti dei dettagli sottolineati da Waka Sensei sono prezioso tesoro didattico per chi era presente, come, ad esempio, la necessità di sollevare nettamente i piedi nel corso della pratica con le armi (veramente indispensabile quando si pratica all’aperto e non sulla liscia superficie del tatami di un dojo) o di bilanciare il peso nella maniera appropriata, o, ancora, alcune forme tecniche da eseguirsi come venivano proposte dal Fondatore e non nelle successive varianti spurie – e inefficaci su attacchi decisi e reali – che contraddistinguono purtroppo la pratica di tanti.

Waka Sensei ha trovato anche il tempo per arricchire il proprio insegnamento con alcuni aneddoti sull’Aikido e le sue origini – come sull’ushiro tsuki dell’Aikijo e la sua derivazione da una tecnica suggerita da Sokaku Takeda Sensei ad un ergastolano cieco dell’Hokkaido per difendersi dagli attacchi alle spalle – o sulla preliminarietà delle tecniche da katatedori tai no henko, morotedori kokyuho ai katame waza da ikkyo a rokyo rispetto alla pratica vera e propria, come più volte riportato anche da Morihiro Saito Sensei nei suoi libri o, ancora, sul modo di eseguire il barai nel terzo movimento del secondo kumijo nelle forme didattiche che venivano proposte da O Sensei, prima, e Morihiro Saito, dopo. 

Waka Sensei con estrema e paziente cortesia si è prestato ad una foto ricordo non solo di gruppo ma anche con i praticanti raggruppati per singoli dojo e, terminato il koshukai, persino con taluni singoli. Il sabato sera è stato allietato dal party ufficiale presso un noto locale modenese che ha garantito una cena di qualità e di stile nel corso della quale è stato possibile socializzare e celebrare in lieta gioiosità l’evento internazionale in corso.

Al termine del koshukai, con i discorsi di ringraziamento a Waka Sensei ed a tutti coloro che si erano adoperati per rendere possibile l’evento da parte di Alberto Boglio Shihan – in qualità di direttore tecnico del Gruppo Dento Iwama Ryu Italia – e di Roberto Santoro – in qualità di curatore dell’organizzazione del koshukai -, è stata ricordata con commozione la figura di Alessandro Tittarelli Shihan, alla presenza, fra gli altri, della figlia Francesca.

(Elaborazione e grafica di Chino Yuen)

Morihiro Saito Nidaime, Waka Sensei, ha ancora una volta pienamente corrisposto alle aspettative di tutti i presenti, di ogni grado o livello di esperienza essi fossero, confermando inoltre senza dubbio come la Famiglia Saito sia l’unica fonte cui attingere per studiare con sincerità l’Aikido del Fondatore Ueshiba Morihei, O Sensei.

@EnricoNeami