L’articolo originale Choshu domain’s ‘cruelty’ in Aizu may be untrue, document shows di Yasuo Tomatsu è stato pubblicato dall’Asahi Shimbun in lingua inglese ed è liberamente consultabile sul sito www.asahi.com; quella che segue è una versione in lingua italiana a cura di Enrico Neami.

AIZU-WAKAMATSU, Prefettura di Fukushima. Negli ultimi 150 anni i residenti locali hanno covato sentimenti di risentimento verso la gente della Prefettura di Yamaguchi, il vecchio dominio di Choshu, per la loro sconfitta nella guerra civile Boshin (1868-1869).
Nell’ultimo mezzo secolo, inoltre, è cresciuto un forte risentimento per una supposta mancanza di rispetto dimostrata verso i corpi dei caduti.
Oggi, un registro delle sepolture di 150 anni fa che è stato riscoperto potrebbe dissipare i vecchi rancori e cancellare l’antica faida.

Il sessantottenne Shinichi Noguchi, già direttore della Aizu Wakamatsu City Library, ha reso nota lo scorso 2 ottobre la notizia del ritrovamento di un fascicolo con i registri di sepoltura di 567 caduti che vennero inumati nel mese successivo alla fine della battaglia di Aizu – l’attuale parte occidentale della Prefettura di Fukushima – della Guerra Boshin.
Durante la guerra Boshin, un’armata del nuovo governo proveniente dal dominio di Choshu annientò le forze filo-shogun del territorio di Aizu.
La leggenda vuole che, dopo la sconfitta, le forze governative – tra cui quelle provenienti dal dominio di Choshu – avessero proibito alla gente di Aizu di seppellire i corpi dei caduti, che sarebbero stati lasciati a decomporre insepolti per un lungo periodo di tempo, un gesto considerato di grande disprezzo.
La storia è circolata non solo nella località di Aizu come episodio esemplificativo della crudeltà e della spietatezza dei soldati del dominio di Choshu e degli altri rivoluzionari.
[La scoperta dei registri di sepoltura] ha rimosso il principale fattore di risentimento della gente di Aizu nei confronti di Choshu, ha detto Noguchi, riferendosi al rancore di lunga data da parte degli abitanti di Aizu verso la Prefettura di Yamaguchi. Mi piacerebbe che le due parti ne facessero la pietra miliare della ricostruzione della loro amicizia.
Il documento era stato donato ad un museo locale nel 1981 dal discendente di una famiglia samurai che aveva servito il dominio di Aizu. Di recente un gruppo di ricerca storica dell’Aizu-Wakamatsu, in cui Noguchi funge da capo del segretariato, ha avuto modo di esaminarlo approfonditamente in occasione di un più vasto progetto di catalogazione delle collezioni del museo.
Il fascicolo rivela che quattro ufficiali di Aizu ricevettero l’ordine di seppellire i corpi dei caduti da un governo temporaneo filogovernativo che stava controllando il capoluogo del dominio di Aizu sin dalla fine della grande battaglia, cioè dal 22 settembre 1868. I dettagli del loro lavoro e delle sepolture di 567 corpi in 64 siti, avvenute tra il 3 ed il 17 ottobre di quell’anno, sono annotati su 34 pagine complessive.
Il documento registra i nomi dei caduti, le circostanze della loro morte e gli effetti personali rinvenuti sui corpi.
Una nota recita: è stata ritrovata una persona che poteva essere Yamamoto Gonpachi.
Yamamoto era il padre delle figure notabili di Aizu Yamamoto Kakuma e Niijima Yae, che ebbero importanti ruoli nella guerra civile ed anche dopo la Restaurazione Meiji.
Non tutti i corpi vennero seppelliti da loro, ma i cadaveri allora inumati vennero poi trasferiti nel tempio Amidaji della città tra il febbraio e l’aprile 1869.
Secondo Noguchi, la leggenda dei “cadaveri lasciati marcire” iniziò a circolare solamente dai secondi anni ’60 del Novecento, quando Aizu cominciò a crescere in popolarità come meta turistica grazie all’attenzione che veniva focalizzata sulla tragedia storica della battaglia di Aizu.
Senza uno straccio di prova concreta, emerse a quel tempo la voce delle sepolture impedite da parte delle forze del dominio di Choshu.
Mi auguro che tutto ciò aiuti almeno un pò ad affievolire il risentimento verso Choshu, ha affermato Noguchi.
@Enrico Neami