MUST READ: Marina Petronio, Palombi Editori, Roma 2014, ISBN: 978-88-6060-577-1
L’unico neo di questo saggio piacevole, agile ed interessante, sono i troppi refusi tipografici – insopportabile, ad esempio, l’onnipresente mancanza del dovuto spazio dopo la virgola, prima della parola successiva – che ne guastano un po’ la piacevolezza della lettura.
A parte ciò, la ricerca di Marina Petronio – pubblicista, traduttrice, autrice di numerose opere, saggi ed articoli in ambito storico ed artistco-musicale – può a ragion veduta essere riteniuta immancabile nella biblioteca di ogni triestino curioso ed appassionato della storia della propria città ed anche in quella di studiosi e cultori della storia dell’arte e degli equilibri poltici e diplomatici nell’Europa del Settecento.
Come noto, Johan Joachim Winckelmann – notissimo bibliotecario pontificio e storico dell’arte nato a Stendal il 9 dicembre 1717 e morto a Trieste l’8 giugno 1768, uno fra i massimi teorici ed esponenti del neoclassicismo ed autore della Storia delle arti del disegno presso gli antichi, forse la prima opera rifacentesi ad una teoria archeologica in senso moderno – giunse per la prima volta a Trieste il 1 giugno 1768 – un evidentissimo refuso di stampa ha purtroppo trasformato a pagina 13 del libro della Petronio il 1° giugno in un impossibile 10 giugno – per rimanervi una settimana, nell’attesa di poter trovare imbarco su un battello che lo riportasse a Roma.
Verrà invece assassinato a coltellate da un balordo, conosciuto presso la stessa Locanda Grande – l’attuale Grand Hotel Duchi D’Aosta di Piazza dell’Unità d’Italia – in cui aveva trovato alloggio.
Marina Petronio ha costruito con scaltrezza lineare e raffinata semplicità la struttura del proprio lavoro: sette capitoli su 160 pagine, con poche ma pertinenti illustrazioni, raccontano la vita tormentata del grande storico dell’arte ed archeologo, nato in una povera famiglia brandemburghese e finito ai vertici degli apparati storico-artistico-amministrativi dello Stato Pontificio dopo un’opportuna – ed, invero, sembrerebbe assai poco sentita – conversione dal protestantesimo al cattolicesimo; così come la ricostruzione del viaggio, misteriosamente interrotto, da Roma verso la Germania, che lo portò a deviare prima a Vienna dall’imperatrice Maria Teresa e dal principe Wenzel Anton von Kaunitz per un’ambasciata a nome del Cardinale Albani – per il quale svolgeva anche mansioni diplomatiche – e poi a scegliere la via del ritorno, con la fatale tappa a Trieste; ed anche la descrizione del suo incontro con l’assassino Francesco Arcangeli e del periodo trascorso nella città e, quindi, la ricostruzione dell’efferato delitto e delle fasi processuali che portarono alla condanna dell’Arcangeli – catturato dopo pochi giorni di fuga – all’ordinaria pena della ruota dal di sopra all’ingiù, cosicché fracassate, conquassate le di lui membra, veramente muoja e sia separata l’anima dal corpo […] affinché il tutto serva al malfattore Arcangeli di pena ben meritata et universalmente a tutti di terrore ed esempio perché ognuno si guardi da simili scelerati misfatti.

Lungi dall’essere una dotta ricostruzione, per quanto di fatto ne emerga una meticolosa ed impareggiabile, il lavoro di Marina Petronio propone numerosi spunti per ragionare sulla storia e sulla situazione sociale ed economica della città di Trieste nel ‘700, all’interno ed in rapporto con le più complesse dinamiche dei territori dell’Impero, ed anche in relazione alle politiche di realtà contermini come la decadente Repubblica di Venezia o gli altri stati della penisola italica. Ma è anche un rimando all’approfondimento degli sviluppi politici e legislativi in materia di diritto e procedura penale, ad esempio, in seno all’Impero d’Austria, poi Austro-Ungarico, o, ancora, sui rapporti politici e diplomatici tra lo Stato della Chiesa ed i grandi imperi europei.

Senza tralasciare nemmeno gli aspetti più scabrosi o piccanti – Winckelmann aveva dimostrato chiare tendenze omosessuali, nel corso della vita, e molti hanno supposto che la breve frequentazione con l’Arcangeli si fosse sviluppata a Trieste in una simile dinamica di coppia – o, addirittura, ipotesi più fantasiose elaborate da alcuni biografi (quale era l’ambasceria diplomatica che Winckelmann presentò a Maria Teresa? Perché interruppe così bruscamente il pianificato viaggio nella sua natale Germania? E’ nota una sua breve malattia a Vienna, prima del rientro: potrebbe essere morto nella capitale asburgica per cause naturali e, essendosi impossessato un sosia malfattore dei suoi documenti, aver egli trovato la morte a coltellate a Trieste in una rissa tra delinquenti?) la Petronio ci presenta un lavoro davvero godibile e di ottimo livello sul Winckelmann, sulle sue vicissitudini e sulla tragica morte, ma anche sulla Trieste e sull’Europa della fine del XVIII secolo. Un ottimo lavoro che si legge con sveltezza ma si gode nella profondità dei rimandi e delle notazioni dell’autrice.