Su invito del maestro Roberto Santoro dell’Aikido no Musubi Modena, Stefano Di Carlo Shihan (6° dan Iwama Shin Shin Aiki Shurenkai) ha diretto un koshukai (seminario) di Aikido Tradizionale della Scuola di Iwama – Dentō Iwama Ryu Aikidō a Modena nel fine settimana dell’11-12 febbraio 2023.
Il maestro Di Carlo, allievo diretto già di Saito Morihiro Shihan e, oggi, di suo figlio Saito Hitohira Jukucho, capo e guida dell’Iwama Shin Shin Aiki Shurenkai, vive ed insegna regolarmente a Torino presso il dojo della Reale Società Ginnastica.
Grazie ai suoi soggiorni prolungati e ripetuti in Giappone per studiare nel dojo di Iwama – dove insegnò il Fondatore dal 1946 e dove, oggi, ha sede il Tanrenkan, dojo centrale (hombu dojo) dell’Iwama Shin Shin Aiki Shurenkai – Stefano Di Carlo è il senpai italiano della Scuola di Aikido Tradizionale facente riferimento a Saito Hitohira con la miglior percezione dello sviluppo della didattica di Iwama nell’arco degli ultimi vent’anni, proprio in virtù della storicità dei suoi contatti diretti con la sede centrale giapponese. Egli affianca Alberto Boglio Shihan – 7° dan Iwama Shin Shin Aiki Shurenkai, responsabile del gruppo Dentō Iwama Ryu Aikido in seno allo CSEN – e gli altri senpai della scuola italiana come riferimento tecnico per i responsabili dei vari dojo della penisola.
Il koshukai ha avuto luogo nella spaziosa palestra della Polisportiva Corassori di via Newton, struttura d’eccellenza che ospita spesso comodamente i vari raduni del settore arti marziali nella zona di Modena, ed ha registrato la partecipazione di praticanti dall’Emilia Romagna, dal Piemonte, dal Friuli Venezia Giulia, dalle Marche, dal Lazio, dalla Lombardia ed anche dalla Germania.
Le sessioni di pratica si sono articolate su quattro ore di lezione nel sabato pomeriggio e tre ore di lezione nella mattinata di domenica, suddivise in un keiko (seduta di pratica) di aiki-jo (il bastone dell’Aikido), uno di tai-jutsu (pratica del corpo, ovvero tecniche a mano nuda), uno di aiki-ken (la spada dell’Aikido) ed uno di tachi-dori (difesa a mani nude da attacchi di spada).
Il focus dell’intero seminario è stato il kihon (letteralmente: la base, il fondamento) delle tecniche, nei suoi aspetti materiali e concreti ma anche e soprattutto nelle implicazioni derivanti dalla comprensione reale della sua essenza.
Troppo spesso, infatti, i seminari si concentrano sullo studio di tecniche meno note o poco praticate, più rare a vedersi, tralasciando però così i fondamentali e inducendo erroneamente i praticanti a ritenere il kihon una sorta di pratica elementare, quasi banalizzandone i contenuti e parificandoli alla mera conoscenza della concatenazione dei singoli movimenti componenti il gesto motorio di ciascuna tecnica.
Il maestro Di Carlo ha guidato i presenti attraverso una pratica sincera ed impegnativa sia fisicamente che mentalmente ed ha concentrato l’attenzione sui movimenti tecnici basilari quali katatedori tai no henko, morotedori kokyu-ho, ikkyo, i suburi e la loro essenza, alcuni kumijo ed un kumitachi, scelti quali pretesto dinamico per rimarcare e meglio esplicitare quanto affrontato nello studio dei suburi stessi. Numerosissimi dettagli tecnici, uniti a svariati aneddoti e citazioni, hanno interessato e stimolato i presenti ponendoli di fronte ai loro stessi limiti ma fornendo, al contempo, numerosi argomenti di approfondimento pedagogico atti a superare le eventuali incertezze o incomprensioni tecniche di talune esecuzioni.
L’approccio per certi versi ingegneristico nelle spiegazioni di molte delle tecniche ed in generale della didattica di Di Carlo Shihan – l’Aikido è razionale, soleva del resto ripetere Saito Morihiro riferendosi alla logicità fisico-motoria dei movimenti dell’arte – ha portato l’attenzione degli astanti sulla concretezza e sulla realizzabilità dei gesti che non dovrebbero essere ammantati di “fronzoli psicomotori” – come a volte accade – che ne rallentano l’esecuzione con perdite di tempo invero inefficienti.
Un momento importante è stato riservato anche a rimarcare la vera essenza della pratica ki-no-nagare, o flusso del ki: troppo spesso interpretata da molti come una sorta di balletto sincronico ed armonico in cui aite (l’attaccante) e tori (colui che si difende eseguendo la tecnica di Aikido) si armonizzano vicendevolmente, è in realtà un’opprtunità di studio razionale dell’applicazione di una tecnica in condizioni simili alla realtà, quantomeno per le intenzioni o il kimochi (sentimento) di aite, il quale dovrebbe eseguire il proprio attacco – codificato e concordato nel caso del katageiko – con sincerità e decisione, nell’unico intento di portarlo a compimento nel modo più rapido ed opportuno possibile; spetta invece a tori di difendersi e sopravvivere, possibilmente eseguendo una tecnica aikidoistica. È, in sintesi, tori che deve armonizzarsi all’attacco di aite, il quale, invece, non si cura di null’altro che dell’efficacia e dell’efficenza del proprio colpo.
Gli argomenti trattati hanno fornito ai presenti un notevole corpus di riflessioni ed esercizi tecnici sui cui poter lavorare nei propri rispettivi dojo, correttamente individuando quei parametri di riferimento – il kihon, appunto – che rendono replicabile, trasmissibile ed insegnabile una tecnica, preservandone inalterata l’efficacia e l’efficenza.
Praticando come suggerito dal m° Di Carlo durante il koshukai, ovvero con alti livelli di sincerità fisica e concentrazione mentale, le sessioni di pratica anche brevi divengono improvvisamente oltremodo impegnative per le risorse fisiche e psichiche dell’aikidoka e rappresentano quindi davvero quel concetto di tanren – fucina dello spirito attraverso l’attività fisica – tanto caro al Fondatore ed a Saito Sensei.
La sessione di pratica del sabato si è conclusa con un piacevolissimo momento conviviale in occasione della cena, quando i praticanti anche giunti da lontano hanno potuto fraternizzare tra loro e con il maestro Stefano Di Carlo.
Il seminario si è concluso nella soddisfazione dei più, con l’auspicio di poter ripetere presto quest’ottima esperienza.