Must see: The last Chūshingura (L’ultimo Ronin).

Chūshingura, o meglio il Kanadehon chūshingura, è una delle opere teatrali giapponesi più note e conosciute nella storia: scritta da Takeda Izumo e rappresentata per la prima volta ad Osaka addirittura nel 1748 nel teatro bunraku Takemotoza (notissimo storico teatro di marionette), narra il dramma e le epiche gesta dei 47 samurai che, nell’inverno del 1703 a Edo – l’attuale Tokyo –, vendicarono il loro signore Asano Naganori, costretto al suicidio rituale (sepukku) dall’insolenza di un funzionario dello Shōgun che lo aveva portato ad estrarre la spada contro il provocatore, appunto, assaltarono la residenza di Kira Yoshihisa e lo giustiziarono, dopo essersi finti sbandati e dissoluti per anni onde non destare sospetti sui loro piani di vendetta. Costretti pure loro al sepukku, noti in occidente come i 47 Rōnin, riposano oggi nel tempio Sengakuji a Tokyo, venerati e ricordati come la più sublime personificazione delle virtù samurai della lealtà, obbedienza e perseveranza.

Per approfondire le vicende storiche dei 47 Rōnin, si consiglia la lettura dell’edizione italiana dello studio di Stephen Turnbull, ovvero il libro La vendetta dei 47 Ronin. Edo 1703, mentre, ancora in lingua italiana, risorse online sono reperibili qui e qui.
Il film in questione, che rappresenta peraltro la prima produzione della Warner Bros nativa in lingua giapponese, è uscito per la prima volta in Giappone il 18 dicembre 2010 ed è valso al regista Shigemichi Sugita ed alla sua squadra il Japan Academy Award per il miglior film esordiente ed il Japan Academy Award per la miglior scenografia, oltre alle nomination della Japan Academy per: miglior film dell’anno, miglior regia dell’anno, migliore attore protagonista, migliore sceneggiatura, migliore attore non protagonista, migliore fotografia, migliore illuminazione, migliore registrazione del suono, migliore colonna sonora e migliore montaggio.
Il film, che è un adattamento per il grande schermo del racconto del 1994 di Ikemiya Shoichiro Saigo no Cūshingura, è ambientato 16 anni dopo il dramma dei noti 47: l’unico sopravvissuto alla fatale notte del 1703, Kichiemon Terasaka, viaggia per il Giappone eseguendo gli antichi ordini: trovare le famiglie dei samurai caduti in disgrazia e fornire loro supporto economico ma, soprattutto, raccontare loro la verità sulle gesta dei Rōnin.
Sulla via per partecipare alla diciassettesima commemorazione, in occasione dell’annuale cerimonia buddista di suffragio per i 47 valorosi, presso la residenza di Shindo Choho a Kyoto, il protagonista scorge per caso il suo vecchio amico e compagno d’armi Senō Magozaemon, che si era dileguato la sera prima dell’epica azione dei 47 samurai.
Accusato di diserzione e villania, assieme ad un altro paio di samurai che scomparvero prima dell’attacco alla villa di Kira, in realtà Magozaemon aveva ricevuto ordini segreti da Oishi Kuranosuke, il nobile a capo dei 47, di ritirarsi, scomparire ufficialmente e, in realtà, proteggere e tutelare la figlia non ancora nata di quest’ultimo, Kane, e la di lei madre.
Il casuale re-incontro tra i vecchi compagni Kichiemon e Magozaemon, e l’intreccio dei fatti legati alle loro vite negli ultimi 16 anni, portano all’emergere della verità sulle gesta dei 47 e sulla missione dell’ultimo loro superstite.
Lungometraggio delicato e romantico, perfettamente ricostruito ed inquadrato nella Kyoto del 1719, rilancia con squisita poetica il tema, ormai entrato nell’epica popolare, dei 47 Rōnin, inserendosi meritevolmente nella miglior filmografia di alto livello sulla storica vicenda di onore e fedeltà.