Finalmente è stato possibile svelare pubblicamente il “mistero” dell’inesistente 3° piano allagato del complesso ipogeo artificiale Kleine Berlin di Trieste.

Nel volume Il Vallo Adriatico. Storia delle fortificazione tedesche del territorio di Trieste 1943-1945, infatti, il ricercatore storico Leone Veronese jr. pubblica a pagina 41 (Edizioni Luglio, III Edizione, 2012, ISBN 8889153246) una fotografia risalente al luglio 1992, didscalizzando: “Kleine Berlin. Terzo piano della fortificazione”.

Cavità Artificiale 144/FVG - 16 luglio 1992. Da destra: Enrico Neami, Dario Neami (di spalle), Paolo Guglia e, mentre traina il battellino, Aldo Pribaz.
Cavità Artificiale 144/FVG – 16 luglio 1992. Da destra: Enrico Neami, Dario Neami (di spalle), Paolo Guglia e, mentre traina il battellino, Aldo Pribaz.

Ciò ha dato adito, per molti, a deduzioni errate circa l’esistenza di un fantomatico 3° piano, per di più allagato, nel complesso di gallerie a due piani che si estende al di sotto di via Romagna, ingresso zona tribunale, oggi aperte al pubblico grazie all’opera meritoria della sezione Speleourbana del Club Alpinistico Triestino (CAT) [per informazioni sulle gallerie e sul museo aperto al pubblico: www.kleineberlin.it]

La foto, in realtà, venne scattata nel luglio 1992, quando una squadra della Sezione di Speleologia Urbana della Società Adriatica di Speleologia (SAS) di Trieste, entrò per la prima volta in un troncone di rifugio antiaereo di via Scorcola, a Trieste, successivamente catalogato quale Cavità Artificiale 144 nel Catasto Regionale del Friuli Venezia Giulia.

Fu possibile esplorare il troncone di galleria grazie al fatto che una amica della mia famiglia risiedeva allora in un condominio di via Scorcola, parte delle cui cantine occupavano una prima sezione della galleria, dal cui corpo principale era separata da un muro di più recente costruzione.

L’amica della mia famiglia aveva segnalato l’anomala forma della cantina a mio padre, il cap. Dario Neami, che, dopo una prima ispezione assieme al sottoscritto, contattò Armando Halupca e Paolo Guglia, che organizzarono la prima spedizione.

La squadra che entrò per la prima volta nella galleria, parzialmente ingombra di rifiuti e quasi totalmente allagata, era composta da Dario ed Enrico Neami, Armando Halupca, Paolo Guglia, Aldo Pribaz.

Leone Veronese jr non era presente.

Poiché la presenza dell’acqua non consentiva di percorrere integralmente l’ipogeo artificiale, venne quindi predisposta una seconda spedizione, cui parteciparono anche altri membri della SAS tra i quali Alessandro Pesaro ed anche Leone Veronese jr, e, anche grazie all’utilizzo dei battellini pneumatici, il 16 luglio 1992 l’intero manufatto venne esplorato e rilevato per il Catasto Regionale delle Cavità Artificiali.

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Il sotterraneo, nei piani dei tedeschi, doveva congiungersi con il rifugio incompiuto di via Virgilio – C.A. 36 del Catasto FVG – ed è fisicamente scollegato con le gallerie di via Fabio Severo recentemente denominate Kleine Berlin.
Leone Veronese jr collega idealmente il complesso di via Scorcola / via Virgilio e la “Kleine Berlin” all’interno di un unico “centro di resistenza” tedesco e, pertanto, con una certa forzatura denomina la Cavità Artificiale 36/144 come “terzo piano”, appunto, del complesso “Kleine Berlin”.

Un tanto per dovere di cronaca, da parte di chi c’era.

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