MUST READ: Lawrence Sondhaus, Libreria Editrice Goriziana, collana LEGuerre, 2003, ISBN 978-88-86928-59-9
In occasione del centesimo anniversario dello scoppio del primo conflitto mondiale – ricorrenza molto “quotata” anche in ambito editoriale e librario, oltre che memorialistico e politico-civile – vale la pena lo sforzo di recuperare questo agile saggio pubblicato più di un decennio fa dallo storico statunitense Sondhaus, docente universitario ad Indianapolis e già direttore della Society for Austrian and Habsburg History.
In dieci capitoli assai ben indicizzati e ricchi di note e spunti archivistici e bibliografici, il volume ripercorre la vita di Franz Conrad Freiherr von Hötzendorf, l’uomo che con il proprio operato in tempo di instabile pace e poi di guerra, ed anche con i propri scritti ed il proprio insegnamento nella principale scuola di Guerra della duplice monarchia, formò e forgiò l’esercito austro-ungarico negli anni dei grossi cambiamenti riorganizzativi di inizio Novecento e che lo condusse, nel bene e nel male, nella campagna bellica della Prima Guerra Mondiale dall’inizio del conflitto alla morte di Francesco Giuseppe.
Considerato dai suoi detrattori politici – che comunque non poterono mai attacarlo sul piano delle doti squisitamente tecniche e militari – colui che, “se dovessimo indicare i cinque o sei uomini fra quelli di tutta Europa da ritenersi i principali responsabili dello scoppio della guerra, uno di essi sarebbe certamente il Feldmaresciallo Conrad“, venerato e rispettato dagli uomini che servirono sotto il suo comando e persino dagli ufficiali dell’alto comando italiano che gli combatterono contro, il vecchio alto ufficiale sopravvisse alla guerra ed alla dissoluzione dell’ordine e dello stato austro-ungarico, morendo nell’agosto 1925.
I funerali di stato che la neonata repubblica, al tempo a guida socialdemocratica, gli tributò con i massimi onori e che si svolsero in una “Vienna rossa” già precipitata nella spirale di violenze che preludevano all’Anschluss ed al secondo conflitto mondiale, eguagliarono per sfarzo solamente quelli di Francesco Giuseppe I del 1916 ed a tutt’oggi non hanno avuto eguali in Europa quanto a numero di partecipanti tra autorità civili e militari e cittadini, trovando similitudine soltanto nella mobilitazione spontanea che riportò Vienna alla belle époque in occasione dei più recenti funerali dell’ultima imperatrice Zita.
Era questo un segno del tributo che i popoli dell’ormai dissolto impero, e non solo, oltre che l’intera nazione asutriaca, riservavano al condottiero che aveva rappresentato e, sostanzialmente, sostituto l’anziano Kaiser alla guida delle armate austroungariche nel momento della loro prova suprema.
Il saggio conduce il lettore non solamente attraverso un’accurata ricostruzione degli aspetti prettamente militari e politici connessi con il ruolo ricoperto da Conrad von Hötzendorf ai vertici dell’apparato militare, politico e sociale imperiale, ma porta anche ad indagare in zone d’ombra apparentemente marginali ma non certo meno importanti nell’analisi della storia di periodo: la percezione delle periferie da parte delle amministrazioni centrali imperiali, il ruolo di Trieste in seno alla geopolitica della duplice monarchia ed il legame personale del principale porto dell’impero con il feldmaresciallo, la complessità del tessuto socio-nazionale austroungarico e la percezione ed i sentimenti di sfiducia e diffidenza da parte dei vertici degli apparati imperiali dopo la fine della guerra e la caduta dell’impero.
Una parte rilevante dello studio biografico sull’alto ufficiale, poliglotta e conoscitore di ben nove lingue, è riservata ad approfondire anche gli aspetti più strettamente privati della sua lunga e piuttosto tormentata vita attiva, riservando ampio spazio al complicato rapporto con quella che diverrà anche la sua seconda moglie, la triestina Virginia Agujari.
