L’articolo originale Basic Dojo Layout del febbraio 2012 è consultabile liberamente in lingua inglese su www.dillonlin.net; ne segue una versione in lingua italiana a cura di Enrico Neami.

Mi era venuta spesso l’idea di pubblicare un post sulla struttura di base di un dojo tradizionale e sulle motivazioni della sua medesima strutturazione ma avevo sinora esitato a pubblicare tutto questo a causa della consapevolezza di non aver compreso sino in fondo l’argomento. Poi, però, il tema è stato l’oggetto di due post sul blog di Geoff Salmon, maestro di Kendo 7 dan kyoshi, sul suo sito kendoinfo.net, quasi rubandomi l’intenzione (i settimi dan mi fanno spesso quest’effetto). La discussione su quel blog ha confermato alcune delle osservazioni che avevo fatto o registrato da spiegazioni di qualcun altro. Così ho proceduto a mettere tutto quello che avevo capito sinora nell’illustrazione che è inclusa in questo post (che è davvero semplice) e nelle spiegazioni che seguono.

basicdojolayout

Per prima cosa bisogna spiegare che un dojo non è semplicemente il luogo per l’allenamento. La parola dojo è composta da due kanji:

dō (道) – che significa “via” o “percorso”
jō (場) – che significa “luogo”

Il termine deriva dal Buddismo e si riferisce al luogo ove Siddartha Gautama raggiunse l’illuminazione. Quando il Buddismo, in particolare il Buddismo Zen, divenne popolare nella classe dei bushi giapponesi, la terminologia buddista e le sue metafore divennero parte del vocabolario del Budo. Il dojo è quindi il luogo per intraprendere il “percorso” verso una meta ideale.

Gli elementi e l’orientamento del dojo hanno alcune specificità. I principi della geomanzia come In-Yo/陰陽 (ovvero Ying-Yang) e Fu-Sui/風水 (ovvero Feng-Sui) hanno tradizionalmente sempre avuto un ruolo nell’orientare le strutture. Non essendo però molto versato in questi temi, non approfondirò la questione (alcuni link alla fine del post presentano alcuni spunti maggiori). In generale, in ogni caso, l’entrata principale dovrebbe trovarsi sul lato sud dell’edificio, da dove può entrare l’aria tiepida e benefica. L’idea deriva dal Fu-Sui che è una sorta di insieme di regole pre-scientifiche.

L’interno della sala del dojo avrà i seguenti elementi (con l’orientamento basato sulla tradizionale entrata a sud e su quanto ho compreso):

Ingresso (入口) – con l’eccezione della stanza dall’Huis-clos, una sala ha bisogno di un’entrata. Come detto sopra, dovrebbe essere posizionata sul lato sud. Secondo Dave Lowry (riferimenti alla fine del post) dovrebbe essere verso il lato sinistro/occidentale del dojo.

Kamiza (上座) – essendo composto dai kanji per “sopra” e “sedere” (come in un’azione), questa è la parte nobile del dojo, all’opposto dell’entrata principale. Il sensei (uno o più) si siederà su questo lato. Si trova sempre sul lato lungo; ad esempio se l’ingresso fosse situato nella posizione alternativa (parete occidentale), il kamiza si troverebbe comunque lungo la parete nord. Ho potuto vedere due situazioni (il dojo del Shinjuku Sports Center e il dojo del Shinjuku Cosmic Center) nelle quali il kamiza si trovi sullo stesso lato dell’entrata, avendo il lato opposto un pavimento esteso per chiudere a soffitto con pareti in vetro (rendendo quindi la vista piacevole al sensei).

Shimoza (下座) – composto dai kanji per “basso” e “sedere”, questo è il lato giovane del dojo, opposto al kamiza.

Joseki (上席) – composto dai kanji per “migliore” e “seduta” (come in un luogo per sedersi), questo è “il luogo più comodo per sedersi nella casa” ed è un termine spesso utilizzato nell’etichetta giapponese. Ad esempio, la tavola imbandita, il treno e il taxi hanno lo joseki. Nel taxi è il posto immediatamente dietro al guidatore (primo ad entrare e ultimo ad uscire) e in un treno sarà il posto lato finestrino nella direzione di marcia del treno stesso (il secondo posto è quello dell’altro sedile lato finestrino, se ci sono sedili l’uno di fronte all’altro). Altre fonti, inclusa la discussione sul blog di Salmon sensei, affermano che questa è la parete a lato del kamiza, il più lontano possibile dall’ingresso. In qualche modo non concordo su questa definizione di joseki, anche se per convenzione faccio riferimento a quella parete come “joseki“. In ogni caso, secondo me, più che non di una parete, si tratta di una zona vagamente orientata verso quell’angolo ma di fronte al Sensei, trattandosi lo joseki di una sorta di prosecuzione estrema dello shimoseki (vedere più sotto). Se l’ingresso fosse sul lato destro/orientale del dojo, allora lo joseki sarebbe in direzione del lato sinistro/occidentale. Lo joseki è la zona dove siedono i VIP, come ad esempio un maestro d’alto grado in visita, dignitari o qualcuno con grande anzianità nell’organizzazione che non necessariamente prende parte all’allenamento (ad esempio il caposcuola, il presidente dell’associazione, un ufficiale di polizia, ecc.). A volte un maestro del luogo potrebbe sedersi lì ma per quanto ne posso dire, ciò accade solitamente quando il maestro è di un grado più alto rispetto al dojo-cho.

Shimoseki (下関) – composto dai kanji per “basso” e “seduta”, questa è la “posizione meno comoda in cui sedersi nella casa”. In un taxi è il posto accanto al conducente (va ricordato che nonostante sia forse più comodo, il posto è quello di colui che pagherà la corsa e, quindi, nella mentalità gerarchica giapponese è considerato di rango più basso rispetto al posto centrale posteriore). In un treno è il posto lato corridoio, contrario alla direzione di marcia. Altre fonti definiscono lo shimoseki come la parete laterale più vicina alla porta, all’opposto dello joseki. Ancora, mi sento di non concordare su questa come definizione corretta e credo sia meglio definire lo shimoseki come l’angolo sudovest.

Shomen (正面) – è il lato “frontale” del dojo e generalmente coincide con il kamiza. Da quel che so, potrebbe anche essere la parete “joseki” qualora l’entrata fosse situata sulla parete “shimoseki“.

Keikojo/Embujo (稽古場/演武場) – è dove hanno luogo gli allenamenti o le dimostrazioni.

Perimetro (周囲) – in realtà non ho mai trovato un nome appropriato e quindi utilizzo un mio termine proprio. Si tratta di un’area, non sempre ben definita in un dojo, che si trova fuori dal keikojo. Nel caso dello Yushinkan era l’area dove il pavimento non era morbido, riservata a coloro che volessero assistere, al deposito delle borse e delle attrezzature. In alcuni dojo viene separata da colonne e, quindi, il perimetro può essere definito corridoio (roka/廊下). Ho illustrato il perimetro, nell’immagine, lungo le due pareti inferiori. Da ciò che posso dire e dalle fotografie del Kyoto Budokan e del vecchio Noma Dojo (che avevano corridoi separati da colonne) il perimetro poteva essere anche su tutti e quattro i lati (Kyoto Budokan) o lungo i lati kamiza e shimoza (Noma Dojo).

Atrio d’ingresso (genkan/玄関) – si tratta di una zona più bassa del livello del dojo (spesso di un solo gradino) dove ci si tolgono le scarpe. Di solito è presente in questa zona un armadietto per le calzature.

Kamidana (神棚) – è un piccolo tempietto posizionato in alto sulla parete (solitamente molto poco al di sotto del soffitto). Tradizionalmente si trova lungo il kamiza ma, in alternativa, potrebbe trovarsi sulla parete “joseki” o addirittura sulla parete dello shimoza. Il kamidana deve trovarsi nello stesso ambiente del keikojo così se il perimetro è separato da un colonnato, il kamidana deve essere sul lato del keikojo delle colonne. La direzione verso il kamidana è chiamata shinzen (神前) o “lato degli dei”, quindi l’ordine di inchinarsi al kamidana è “shinzen-ni rei“. Il kamidana è un elemento dello Shinto e non è generalmente presente nei dojo al di fuori del Giappone; l’inchino allo shomen sostituisce quindi l’inchino al kamidana.

Tokonoma (床の間) – si tratta di una nicchia che può essere presente o meno. È un elemento tradizionale delle stanze giapponesi (washitsu/和室) per l’esposizione di rotoli, fiori, ecc. Da ciò che ho potuto vedere in varie ryokan (locande tradizionali giapponesi), il tokonoma è disposto generalmente lungo il kamiza (in una ryokan la parete più lontana dalla porta ed adiacente alla finestra) ma potrebbe essere posto dovunque tranne che sulla parete scorrevole. Nelle disposizioni dei dojo, ne ho visti lungo il kamiza o sulla parete “joseki” ma non lungo le altre due.

Per quanto riguarda le mie opinioni su joseki e shimoseki, credo si tratti di direzioni che stanno all’estremo di una stessa linea, piuttosto che non le due pareti che stanno accanto a kamiza e shimoza. Per convenzione si fa riferimento a queste due pareti con quei nomi ma, in ogni caso, essendoci due orientamenti superiori-inferiori (nord-sud e est-ovest), joseki e shimoseki sono termini relativi all’etichetta dei posti a sedere. Se ciò fosse espresso in senso spaziale, la dicotomia sarebbe più che non un angolo che governi una più complicata trama di posizionamenti a sedere, che può realmente variare da dojo a dojo. Il posto a sedere più alto è lungo la parete “joseki“, rivolto verso la parete “shimoseki“. Questo posto può essere vuoto la maggior parte del tempo. Se occupato, è leggermente di fronte al sensei che siede lungo il kamiza (dal punto di vista di quel sensei). Joseki si può anche riferire ad una fila di tavoli in caso di shinsha (esami di grado) o embu (dimostrazioni), che non è necessariamente la parete “joseki“.

Dopo di ciò c’è la linea di posti per la parte dei sensei, con il dojo-cho (non sempre il più alto in grado) che siede o nel mezzo del lato kamiza rivolto di fronte allo shimoza o leggermente più vicino alla parte joseki. Ogni sensei di grado più basso siederà sul lato kamiza in ordine decrescente verso la parete “shimoseki”. A volte gli assistenti istruttori o i senpai di grado più alto siederanno sul lato kamiza a fianco del sensei.

Gli allievi siedono sul lato shimoza, ancora in ordine discendente di grado o età (nel passato le due cose spesso coincidevano) dallo joseki verso lo shimoseki. Se sono necessarie due file, allora la fila di allievi più avanzati è davanti alla linea di allievi meno avanzati (dal punto di vista degli allievi). In un kendojo, cose come il fatto che si indossi o meno l’armatura possono far saltare il criterio dell’anzianità. Inoltre, se la lezione è dedicata ai bambini, ogni allievo adulto che si trovasse a praticare, dovrebbe venire considerato meno esperto dei bambini. Le sistemazioni possono essere davvero molto complicate e non è sempre così facile trovare la soluzione (portando a sgomitare per umiltà).

Vi prego di considerare questo articolo come work in progress. Confido di raggiungere una comprensione più completa di quanto esposto non appena raccoglierò maggiori informazioni sui significati nascosti delle parti del dojo e sull’orientamento dell’architettura tradizionale.

Per ulteriori approfondimenti alcune fonti da cui mi sono ispirato:

Primo post di Salmon sensei su questo argomento:
http://kendoinfo.wordpress.com/2012/01/22/dojo-layout/

Secondo post di Salmon sensei su questo argomento:
http://kendoinfo.wordpress.com/2012/01/30/definitive-dojo-layout/

Prima parte dell’articolo di Davy Lowry sulla struttura del dojo ed i suoi legami col Taoismo:
http://www.fightingarts.com/reading/article.php?id=386

Seconda parte dell’articolo di Davy Lowry:
http://www.fightingarts.com/reading/article.php?id=387

Parte di una vecchia serie sul Budo, Otake sensei del Tenshinshoden Katori Shinto Ryu spiega come i principi In Yo influenzino la scelta dei siti per gli edifici (a partire circa da 1:15). L’arte di fortificare gli edifici è ancora parte del curriculum di questa Scuola:
http://www.youtube.com/watch?v=XX9Zn6k1poE

@EnricoNeami