Il desolante panorama dell’associazionismo giuliano-dalmata, lo si è denunziato più volte ed in vari modi, rasenta ultimamente i bassifondi torbidi dell’autoreferenzialismo più smaccato e dell’approssimazione più caciarona, superando di gran lunga la più fervida ed irriverente fantasia contestatrice.

Ultimo, spassoso esempio di questo modus operandi improntato ad improvvisazione spavalda condita da un briciolo di noncurante arroganza, salta agli occhi leggendo le pagine dell’ultimo numero di Nuova Voce Giuliana, periodico dell’Associazione delle Comunità Istriane di Trieste, diretto dall’amica Alessandra Norbedo e recentemente assurto alle cronache cittadine per le originali quanto inusuali indicazioni di servizio rivolte alla neao direttrice – l’Alessandra, appunto – dal presidente dell’Associazione Manuele Braico (“Non si può fare un giornale solamente di cultura. Sarebbe il caso di mettere più fotografie in modo che i nostri associati si vedano di più” – vedi).

Il numero 306 della testata, uscito il 1 luglio 2014, propone a tutta pagina un divertente resoconto a firma del direttore responsabile Alessandra Norbedo, corredato da un sufficiente numero di istantanee (il presidente Braico potrà essere soddisfatto!), su una “conferenza internazionale [svoltasi] nella sede di via Belpoggio” dell’Associazione delle Comunità Istriane, sul tema “Trieste Italiana al centro dell’Europa”.

NVG

Lodevolissima iniziativa e quanto mai più appropriata nel 2014, si è pensato di primo acchito, leggendo per sorte le ultime righe dell’editoriale: “questa conferenza internazionale (…) ha voluto essere una sorta di apripista per le future manifestazioni in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale”.

Approfondendo la lettura, però, alcune semplici considerazioni ci hanno fatto sorridere, giungendo allo scopo di rallegrare, almeno, una triste e piovosa giornata di questo luglio che assomiglia più a novembre e non ricorda per nulla le estati cui eravamo usi a queste latitudini.

Definire un simposio come quello che ha avuto luogo il 23 maggio scorso come “conferenza internazionale”, è un azzardo quanto mai temerario, perlomeno in riferimento a quanto riportato da Voce Giuliana.

La conferenza poteva essere definita internazionale per la provenienza dei relatori. Così non è stato. I pur validi relatori erano infatti sostanzialmente i soliti noti a Trieste: Stefano Pilotto (storico che insegna International Business al MIB di Trieste), Piero Delbello (direttore dell’IRCI di Trieste), Diego Redivo (storico triestino), Lorenzo Salimbeni (storico triestino), Zeliko Cimpric (direttore del Museo di Caporetto), William Klinger (storico triestino).

La conferenza poteva essere definita internazionale per la provenienza del folto pubblico. Così non è stato. La fotografia di Franco Viezzoli che documenta “l’attento pubblico” presente nella sala semivuota, permette di contare i presenti: 26 persone, tra cui vanno anche contati i relatori (ad esempio Piero Delbello in prima fila), i parenti dei relatori (il prof. Fulvio Salimbeni, padre di Lorenzo, sempre in prima fila), gli addetti ai lavori come i pubblicisti Paolo Radivo e Rosanna Turcinovich Giuricin, evidentemente presenti per stendere i loro resoconti, i presidenti e dirigenti delle associazioni coinvolte come, ad esempio, Renzo Codarin – più “attento” al proprio cellulare che non tanto allo svolgersi dei lavori! – presidente di FederEsuli, o il com. Staffieri, vicepresidente della Federazione Grigioverde.

attento pubblico

La conferenza poteva essere definita internazionale per la transfrontalierità delle tematiche affrontate. Così non è stato. Ecco, a detta della cronista, i titoli degli interventi: “Introduzione alla Grande Guerra: diplomazia ed irredentismo”; “Satira e propaganda per le terre irredente”; “Trento e Trieste, città diversamente asburgiche: il ruolo della Lega Nazionale”; “Sulle orme di Garibaldi: italiani al fronte nel 1914”; “Il Museo di Caporetto ed il suo contributo allo studio della Prima Guerra Mondiale”; “Trieste in guerra”.

La conferenza poteva essere definita internazionale per specializzazione dei relatori nei rispettivi campi d’intervento. Così non è stato. Quantomeno non per tutti! Non ce ne vogliano gli amici ricercatori e studiosi che sono intervenuti per presentare le proprie relazioni – tutti loro godono della mia personale simpatia – ma non sempre i curatori degli eventi scientifici “internazionali” hanno la capacità scegliere le relazioni adeguate per le persone giuste. Prendiamo l’esempio di Piero Delbello, direttore, come detto, dell’IRCI, intervenuto su satira e propaganda per le terre irredente, ritengo in forza al suo brillante catalogo “Gli Unni e gli altri. Satira e propaganda per le terre irredente 1900-1920”, IRCI-Famiglia di Grisignana, Edizioni Italo Svevo, Trieste 2011. Proprio esaminando a fondo il piacevole volumetto, dalla lettura del quale si evince come il dott. Delbello sia un esperto di arte grafica applicata e di storia della réclame come pochi, si comprende anche come l’essenza del mondo asutro-germanico nelle terre irredente e della cultura austriaca e mitteleuropea gli sia astrusa ed ostica, impedendogli, evidentemente, una valutazione limpida ed oggettiva sui temi affrontati proprio nel convegno: tralasciando senza tema gli errori di grafia tedesca (a pagina 70, a titolo di esempio tra i molti, si legge correttamente in didascalia Volksküche Abbazia, con gli opportuni segni diacritici, mentre a pagina 67 l’autore si ostina a proporre, sempre in dida, un orribile Oesterr. Adria Ausstellung al posto del corretto Österreichische Adria Ausstellung), è significativo il caso della cartolina di Kurt Libensy del 1910 proposta a pagina 66-67 che non può certo rappresentare un cavaliere germanico dominante sulla città di Trieste mentre cinge una giovane donna che simboleggia la città giuliana. Il cavaliere austriaco (in bella evidenza l’aquila bicipite imperiale asburgica sullo scudo!) rappresenta sì lo spirito germanico, ma ritratto nell’atto di sposarsi con lo spirito dell’Adriatico (la giovane donna è una sirena – si noti la coda di pesce adagiata sul dorso del cavallo !!) che nel Litorale, cui capitale è Trieste sullo sfondo, si uniscono in una miscellanea di culture. Certamente la propaganda austriaca, cui si deve la vivace immagine allegorica, non avrebbe mai raffigurato una sorta di “ratto di Trieste” da parte di un guerriero austriaco ai danni proprio di Trieste, quella Freie Reichsstadt definita, fra tutte, “Urbs Fidelissima” perché considerata, nell’immaginario mitteleuropeo imperiale, il gioiello dell’Adriatico più caro all’Imperatore.

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Il carattere temerario dell’associazionismo giuliano-dalmata è esploso anche in quest’occasione, oscurando la possibilità di presentarsi dignitosamente almeno all’appuntamento del grande centenario.

La conferenza poteva essere definita internazionale. Così non è stato: si è trattato senza dubbio di un’audace, spassosa, divertente conferenza, molto poco inter- ed assai -nazionale.

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